lunedì 17 febbraio 2014

Non solo Terra dei fuochi: l’esempio dell’Oasi Ferrarelle Fai di Riardo

Parte, attraverso la collaborazione tra un’azienda privata e il Fondo ambiente italiano, un iniziativa per salvare un patrimonio del paesaggio.
Industria e ambiente di solito non sono sinonimi. Ma esistono lodevoli eccezioni, che diventano ancora più eclatanti se riguardano una zona come la provincia di Caserta, che purtroppo ha conquistato le prime pagine dei giornali per la vicenda della Terra dei fuochi. C’è qualcuno, però, che non vuole essere identificato solo con la Terra dei fuochi e si è posto come missione di far conoscere che nel territorio di Caserta sono presenti anche autentiche gemme del paesaggio italiano.



Una di queste gemme è l’Oasi Ferrarelle Fai di Riardo, che sarà ufficialmente inaugurata i prossimi 22-23 marzo in occasione delle Giornate di primavera del Fondo ambiente italiano (Fai). Si tratta di un’area di 145 ettari nell’ alta Campania, vicino ai confini con Lazio e Molise, che sovrasta proprio le fonti dove Ferrarelle estrae la propria acqua a effervescenza naturale grazie alle rocce vulcaniche di Roccamonfina e Monte Maggiore. Un progetto iniziato nel 2010 che ha visto operare fianco a fianco un’azienda privata con un’organizzazione ambientale. È la prima volta, infatti, che il Fai ha avviato un’operazione con una società privata e il doppio nome dato all’oasi ne è una logica conseguenza.


«Della superficie dell’oasi, 88 ettari sono adibiti a coltivazione biologica certificata», ha spiegato Michele Pontecorvo, responsabile della comunicazione per Ferrarelle. «All’interno dell’oasi, e grazie ai consigli del Fai, abbiamo recuperato e riadattato una vecchia masseria, riconosciuta come fattoria didattica per le scuole. Il nostro intento è anche di essere un polo di riferimento per i tanti piccoli produttori agricoli della zona che non possono accedere ai grandi mercati». «In Italia si pensa che tutto il paesaggio campano sia compromesso», ha detto Marco Magnifico, vice presidente esecutivo del Fai. «Non è vero ed è per questo che vogliamo dare voce a un pezzo di Campania intatta».


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